Gli esperti non si stancano mai di ripeterlo: gli pneumatici rappresentano il solo punto di contatto che c’è fra la superficie stradale e il veicolo, perciò ricoprono un ruolo imprescindibile in termini di sicurezza, ecco perché non vanno sottovalutati. È indispensabile non solo selezionarli con cura al momento dell’acquisto – tenendo in considerazione le esigenze – ma anche occuparsi della loro manutenzione costante, affinché l’efficienza non venga meno con il passare del tempo. Per un automobilista è importante saper valutare lo stato di salute del pneumatico, e per poterlo fare sono necessari regolari controlli, in media una volta ogni 3-4 settimane ci si deve accertare dello stato delle gomme della propria auto, non solo dal punto di vista estetico ma anche attraverso altri fattori, come ad esempio la pressione di gonfiaggio.
Quando si parla di sicurezza dei pneumatici, sono quattro gli elementi di cui un automobilista deve tener conto: la profondità degli intagli del battistrada, l’età delle gomme, la pressione e l’aspetto esteriore della copertura. Il primo parametro (ovvero la profondità del battistrada) è regolamentato dalla legge: non deve essere inferiore a 1,6 millimetri, in tal caso scattano sanzioni amministrative e si può arrivare anche al sequestro del mezzo, perché non è in condizioni minime di sicurezza per poter circolare. La profondità degli intagli è sostanzialmente la distanza che separa la parte più esterna del battistrada da quella più interna delle scanalature: tale misura è importante perché serve a garantire maneggevolezza alla vettura, tenuta di strada, spazi di frenata contenuti e grip sull’asfalto in particolare quando le condizioni sono avverse, ovvero con presenza di acqua, neve o fango sul manto stradale. Man mano che diminuisce la profondità delle scanalature, il pneumatico perde efficienza.
A livello ufficiale le gomme auto non hanno una data di scadenza, tuttavia l’età di un pneumatico è un parametro estremamente importante da considerare, poiché l’invecchiamento incide in maniera negativa sulle coperture, più queste sono datate, maggiore è il rischio di danni o cedimenti strutturali anche improvvisi. Il processo di invecchiamento della gomma è causato dall’ossigeno, che col tempo penetra fino a rompere i legami a livello molecolare che compongono la gomma del pneumatico; causa una perdita di elasticità e resistenza, rendendo di conseguenza la copertura più dura e più fragile. Tale processo colpisce i pneumatici sia che vengano utilizzati, sia che rimangano fermi all’interno di un magazzino, ecco perché bisogna acquistare gomme di recente fabbricazione, evitando quelle che hanno già più di due anni sulle spalle, controllando il DOT, ovvero il codice di quattro cifre impresso sul fianco di ogni pneumatico che rivela la data di produzione.
La pressione di gonfiaggio di una gomma dev’essere sempre a livello corretto, poiché in caso contrario – che sia sgonfia oppure gonfiata eccessivamente – aumentano i rischi di danni dovuti a malfunzionamento della copertura. Un pneumatico sgonfio non assicura la giusta aderenza, tende a surriscaldarsi e quindi cresce il rischio di rotture improvvise, inoltre si verifica un incremento della resistenza al rotolamento, la cui conseguenza è un aumento dei consumi di carburante. Per ogni vettura è indicato il valore della pressione di gonfiaggio, che va rispettato dagli automobilisti e controllato regolarmente circa una volta al mese. Oltre alla verifica della pressione, anche l’ispezione visiva va eseguita a cadenza mensile, così da assicurarsi che non emergano criticità nell’aspetto esteriore delle coperture. Infine un consiglio utile è quello di invertire i pneumatici ogni 10-12 mila chilometri, in maniera da avere un’usura omogenea su tutte e quattro le gomme e allungare in tal modo la vita del battistrada.